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Oggi è peggio di ieri.
Sono disgustata, schifata, non li sopporto più.
Ho paura, ho sempre più paura.
Vorrei fermarmi da qualche parte,
non so dove,
sicuramente altrove ma non qua.
Ci mettiamo in cammino pensando,
sperando di arrivare da qualche parte ma alla fine è solo camminare,
spesso correre, rincorrere se non scappare,
da chi o cosa nessuno che sia in grado di spiegartelo
e non si arriva mai da nessuna parte.
Mi sento sola. Sono sempre stata sola in fondo.
Inizio a pensare che io non sia nemmeno una brava persona, che questo mio modo di fare, il cercare di essere di aiuto verso gli altri sia solo una facciata, una maschera di merda che non si può più lavare.
Egoismo, ecco cos'è egoismo e null'altro.
Ho paura, ho sempre più paura.
Vedo la via di fuga ostruita dai miei errori,
dal mio falso, misero e patetico altruismo.
Egoista, ecco cosa sei Greta. Una stupida egoista.
E Joe non vede nulla, per lui non cambia nulla.
Uno sporco scarafaggio che beve birra sul divano.
È la cosa che gli riesce meglio.
Il resto che prova a fare lo deve condire di veleno per gli altri.
Non è altro che lo stesso ragazzo pronto a sputare e pestare il più debole.
Una scimmia urlatrice, Andreia lo chiamava così,
la cosa in quegli anni mi faceva ridere fino alle lacrime, ora invece non rido più e sono rimaste solo le lacrime.
Le persone sono fotocopie del passato, dei genitori,
e le fotocopie non le puoi correggere o modificare. Puoi coprire ciò che non ti piace con il bianchetto ma sotto resta e rimarrà per sempre ciò che è stato fotocopiato.
Joe è una fotocopia di quel serpente di sua madre, una fotocopia di quel ragazzo mal trattato in casa, una fotocopia dei suoi sputi verso gli altri.
Credevo che la sua fosse solo sofferenza, debolezza e invece è una fotocopia che fa quel poco che riporta scritto sulla sua schiena.
Joe è una fotocopia di suo padre,
uno sporco scarafaggio che beve birra sul divano.
Ed io sono stanca anche solo di guardarlo.
E dire che oggi poteva essere meglio o meno peggio di ieri.
Rivedere Andreia subito mi è sembrata una cosa piacevolmente spiazzante, come un piccolo regalo lontano da compleanni o ricorrenze,
aria fresca.
Andreia è cambiato.
Non è più quel ragazzino spaesato, fuori posto come uno lontano da casa da parecchi anni.
Non è più il bambino che prendeva sputi e botte dalle scimmie, dal branco, da joe.
Andreia oggi ride,
il suo sorriso nasce dagli occhi, scende camminando sul naso che inconsciamente si arriccia per poi arrivare alla bocca,
dove si ha l'impressione di vederlo danzare.
Come ci è riuscita?
Il sorriso di Andreia danza.
Andreia non guarda più per terra, Lei.
Andreia non desidera più violenza e punizione per il suo essere diverso e lontano da tutto.
Andreia ride, Lei ride, il suo sorriso danza.
Ed io piango.
Credevo che rivederla potesse essere l'inizio di una giornata non dico migliore ma almeno diversa, vagamente decente.
Ed invece oggi è peggio di ieri.
Mi ha salutata e se ne andata via, senza voltarsi.
Andreia non si volta più per guardare indietro,
invece io non riesco a fare altro.
Andreia è andata via, non è più qua ferma, immobile come me.
Lei se ne andata e gli altri no.
Rimangono tutti.
Mi si sono appiccicati addosso, non si staccano dalla pelle,
ci hanno infilato i denti e non mollano la presa.
Ma a loro non basta, non basta mai.
Ti devono entrar dentro come delle tarme del legno.
Scavano e rosicchiano, piano piano, senza alcuna fretta perché loro lo sanno che io resto immobile.
Rosicchiano e scavano, piano piano, lentamente, non si fermano.
Non si fermano nemmeno di notte.
Ho paura, ho sempre più paura, cerco di stare sveglia il più possibile, leggo, guardo la Tv ma alla fine mi arrendo e crollo.
Ed invece di andarmene chissà dove, me li ritrovo tutti lì.
Mi stanno attorno, ridono, sembrano felici.
La stanza non è buia, pavimento e pareti sono completamente neri.
Non vedo luci, lampadine o finestre aperte, ma la stanza non è buia.
Anche io mi sento felice.
Mi stanno attorno ed iniziano a ballare, girano, ridono, si avvicinano, mi toccano mi accarezzano ed io inizio a ballare e ridere con loro.
Poi mi accorgo che nella stanza non siamo soli.
In un angolo c'è una sedia, qualcuno vi sta seduto e ci guarda.
Quello è l'unico angolo buio della stanza.
Non si vede nulla, non vedo nulla lì ma so che qualcuno ci sta osservando.
E a quel punto tutti, continuando a ballare, mi si avvicinano, mi sfiorano, mi toccano ed iniziano a prendersi pezzi di me.
Iniziano dalle dita, le mani e poi le braccia.
Si portano via tutto lasciandomi solo una gamba che mi consente di continuare a ballare con loro, in mezzo a loro.
Un sussulto, una scossa e mi sveglio, sudata, ho freddo e sono stanca,
più stanca di prima.
Oggi è peggio di ieri.
Sono disgustata, schifata, non li sopporto più.
Ho paura, ho sempre più paura.
Sono disgustata, schifata, non li sopporto più.
Ho paura, ho sempre più paura.
Vorrei fermarmi da qualche parte,
non so dove,
sicuramente altrove ma non qua.
Ci mettiamo in cammino pensando,
sperando di arrivare da qualche parte ma alla fine è solo camminare,
spesso correre, rincorrere se non scappare,
da chi o cosa nessuno che sia in grado di spiegartelo
e non si arriva mai da nessuna parte.
Mi sento sola. Sono sempre stata sola in fondo.
Inizio a pensare che io non sia nemmeno una brava persona, che questo mio modo di fare, il cercare di essere di aiuto verso gli altri sia solo una facciata, una maschera di merda che non si può più lavare.
Egoismo, ecco cos'è egoismo e null'altro.
Ho paura, ho sempre più paura.
Vedo la via di fuga ostruita dai miei errori,
dal mio falso, misero e patetico altruismo.
Egoista, ecco cosa sei Greta. Una stupida egoista.
E Joe non vede nulla, per lui non cambia nulla.
Uno sporco scarafaggio che beve birra sul divano.
È la cosa che gli riesce meglio.
Il resto che prova a fare lo deve condire di veleno per gli altri.
Non è altro che lo stesso ragazzo pronto a sputare e pestare il più debole.
Una scimmia urlatrice, Andreia lo chiamava così,
la cosa in quegli anni mi faceva ridere fino alle lacrime, ora invece non rido più e sono rimaste solo le lacrime.
Le persone sono fotocopie del passato, dei genitori,
e le fotocopie non le puoi correggere o modificare. Puoi coprire ciò che non ti piace con il bianchetto ma sotto resta e rimarrà per sempre ciò che è stato fotocopiato.
Joe è una fotocopia di quel serpente di sua madre, una fotocopia di quel ragazzo mal trattato in casa, una fotocopia dei suoi sputi verso gli altri.
Credevo che la sua fosse solo sofferenza, debolezza e invece è una fotocopia che fa quel poco che riporta scritto sulla sua schiena.
Joe è una fotocopia di suo padre,
uno sporco scarafaggio che beve birra sul divano.
Ed io sono stanca anche solo di guardarlo.
E dire che oggi poteva essere meglio o meno peggio di ieri.
Rivedere Andreia subito mi è sembrata una cosa piacevolmente spiazzante, come un piccolo regalo lontano da compleanni o ricorrenze,
aria fresca.
Andreia è cambiato.
Non è più quel ragazzino spaesato, fuori posto come uno lontano da casa da parecchi anni.
Non è più il bambino che prendeva sputi e botte dalle scimmie, dal branco, da joe.
Andreia oggi ride,
il suo sorriso nasce dagli occhi, scende camminando sul naso che inconsciamente si arriccia per poi arrivare alla bocca,
dove si ha l'impressione di vederlo danzare.
Come ci è riuscita?
Il sorriso di Andreia danza.
Andreia non guarda più per terra, Lei.
Andreia non desidera più violenza e punizione per il suo essere diverso e lontano da tutto.
Andreia ride, Lei ride, il suo sorriso danza.
Ed io piango.
Credevo che rivederla potesse essere l'inizio di una giornata non dico migliore ma almeno diversa, vagamente decente.
Ed invece oggi è peggio di ieri.
Mi ha salutata e se ne andata via, senza voltarsi.
Andreia non si volta più per guardare indietro,
invece io non riesco a fare altro.
Andreia è andata via, non è più qua ferma, immobile come me.
Lei se ne andata e gli altri no.
Rimangono tutti.
Mi si sono appiccicati addosso, non si staccano dalla pelle,
ci hanno infilato i denti e non mollano la presa.
Ma a loro non basta, non basta mai.
Ti devono entrar dentro come delle tarme del legno.
Scavano e rosicchiano, piano piano, senza alcuna fretta perché loro lo sanno che io resto immobile.
Rosicchiano e scavano, piano piano, lentamente, non si fermano.
Non si fermano nemmeno di notte.
Ho paura, ho sempre più paura, cerco di stare sveglia il più possibile, leggo, guardo la Tv ma alla fine mi arrendo e crollo.
Ed invece di andarmene chissà dove, me li ritrovo tutti lì.
Mi stanno attorno, ridono, sembrano felici.
La stanza non è buia, pavimento e pareti sono completamente neri.
Non vedo luci, lampadine o finestre aperte, ma la stanza non è buia.
Anche io mi sento felice.
Mi stanno attorno ed iniziano a ballare, girano, ridono, si avvicinano, mi toccano mi accarezzano ed io inizio a ballare e ridere con loro.
Poi mi accorgo che nella stanza non siamo soli.
In un angolo c'è una sedia, qualcuno vi sta seduto e ci guarda.
Quello è l'unico angolo buio della stanza.
Non si vede nulla, non vedo nulla lì ma so che qualcuno ci sta osservando.
E a quel punto tutti, continuando a ballare, mi si avvicinano, mi sfiorano, mi toccano ed iniziano a prendersi pezzi di me.
Iniziano dalle dita, le mani e poi le braccia.
Si portano via tutto lasciandomi solo una gamba che mi consente di continuare a ballare con loro, in mezzo a loro.
Un sussulto, una scossa e mi sveglio, sudata, ho freddo e sono stanca,
più stanca di prima.
Oggi è peggio di ieri.
Sono disgustata, schifata, non li sopporto più.
Ho paura, ho sempre più paura.
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